Erano 50 i responsabili e gli assistenti di quasi tutte le diocesi delle Marche che hanno partecipato al secondo incontro di formazione regionale, tenutosi lunedì 12 marzo a Loreto sul tema degli esercizi spirituali, per mettere in dialogo le esperienze diocesane con le riflessioni di Mons. Lambiasi, Assistente generale dell'Azione Cattolica - da pochi giorni riconfermato dal Papa per questo incarico -, che ha dedicato molta attenzione a questa proposta essenziale per i laici.
Mons. Lambiasi, nella sua introduzione, ci ha riportato dapprima - grazie all'icona biblica del profeta Elia - al cuore degli esercizi spirituali, un ritorno alle sorgenti, ai fondamenti del Battesimo, e ci ha ricordato che Giovanni Paolo II ha chiesto ai soci dell'AC di mettere al centro della loro formazione ogni anno questa proposta.
Poi ci ha presentato una sorta di grammatica di base per definire questa esperienza delicata e onesta, che non si finisce mai di conoscere.
Non è un corso di aggiornamento teologico pastorale; né una lectio divina su un libro della Bibbia; né una o più relazioni su un tema.
È un’esperienza spirituale strutturata - esperienza: qualcosa da fare, così come gli esercizi fisici; spirituale: dove è protagonista lo Spirito Santo; strutturata: seguendo alcuni passaggi in successione -.
Con la grazia di Dio e la collaborazione di chi guida, la preghiera personale e comunitaria, gli esercizi li fa la persona che vive tale esperienza.
È l’incontro con Gesù nella sua Pasqua, una meditazione sulla vita di Gesù che fa nascere un incontro e un innamoramento.
La Quaresima è il tempo più propizio per scegliere Gesù come Signore della nostra vita.
Il ruolo della guida – anche un laico – è proporre contenuti su cui esercitarsi, una storia che diventi vita; egli deve sapere da dove cominciare e dove arrivare e ha il compito del discernimento spirituale, specie nelle proposte finalizzate alle scelte di vita.
Alcuni atteggiamenti fondamentali: il silenzio, anche durante i pasti, per ascoltare lo Spirito; la preghiera prolungata di meditazione e lectio; il discernimento.
In AC non dobbiamo confondere le "etichette": le esperienze che non durano almeno tre giorni non sono esercizi ma ritiri spirituali (generalmente di un giorno o un giorno e mezzo).
Interessanti risultano anche alcune esperienze, ad esempio gli Esercizi nella Vita Ordinaria (EVO) per chi non può adottare una forma intensiva.
A questa introduzione è seguito il lavoro dei gruppi, sollecitati a pensare alle esperienze di esercizi vissuti per evidenziare cosa queste ci hanno dato, soprattutto per aiutarci a vivere la nostra condizione di laici. I gruppi hanno poi condiviso tramite dei lucidi le loro riflessioni (cfr. il power-point), cui ha fatto eco una serie di considerazioni di Mons. Lambiasi.
Occorre, secondo l'Assistente generale, saper intercettare il bisogno di preghiera che c’è, forte anche se inconsapevole o manifestato attraverso espressioni paradossali, il bisogno di interiorità e di scoperta della parola di Dio e della bellezza della liturgia. Il cristianesimo dell'abitudine e sta cedendo il passo al cristianesimo dell’innamoramento: la fede è il più grande amore, non un’idea complicata. Non una formula ci salverà, ma una persona. Occorre quindi ritrovare l’essenziale, il cuore pulsante della fede: gli esercizi spirituali si collocano in questa prospettiva. Sono un'esperienza complessa ma non complicata, bella. Pensiamo ad un aquilone, che per volare ha bisogno di abbandonarsi al vento: per noi si tratta di sentirsi amati.
È necessario conoscere quali sono le condizioni di possibilità perché l’esperienza sia presentata nella sua interezza, nel suo spessore. Per questo serve una gradualità e una progressività dell’esperienza: essa va preparata in un tempo adeguato, ad es. alcune settimane di preparazione o una scuola di preghiera preliminare.
Bisogna anche saper proporre una varietà di esperienze su destinatari precisi (coppie fidanzati e sposati: qui si può proporre una comunicazione spirituale della coppia che apra alla possibilità di cominciare a pregare insieme; oppure giovani nella scelta dell’università; politici...).
Un criterio utile può essere tener presente quante conversioni si scoprono in un corso di esercizi spirituali. La diocesi che ha una tradizione consolidata la deve aggiornare, e presentare la sua esperienza ala regione. Chi fa turni troppo ridotti si può appoggiare a una diocesi vicina. Conviene utilizzare il Laboratorio regionale della formazione e la preziosità di questi incontri regionali per tenersi in contatto.
Gli esercizi sono un’esperienza che solo chi ha vissuto può comunicare agli altri. Occorre farli e parlarne: già è un modo per ringraziare il Signore, nella consapevolezza che una sola candela accesa ne può accendere mille e più.
I partecipanti hanno fatto emergere le loro esperienze, soprattutto ritiri spirituali, ma anche esercizi per coppie, proposte in cui la persona vuole vivere un momento privilegiato per sé, esperienze in cui mettere in comunicazione le diverse età.
Mons. Lambiasi ha ascoltato con molto interesse questi racconti e ha concluso con alcune sottolineature per l’AC.
Bisogna avere presente qual è l’obiettivo fondamentale: incontrare il Signore per cambiare la nostra vita sulla sua Parola.
Occorre poi capire quali sono le esigenze particolari della realtà diocesana: se è, ad es., un’esperienza di spiritualità unitaria, occorre dosare gli ingredienti su questo obiettivo.
È necessario assicurare la scoperta o la riscoperta della fede, che non è più scontata neanche nei praticanti, per favorire la 2° conversione, quella da fare da adulti. L’AC deve intercettare situazioni di disagio e fare una proposta di questo genere, graduata. Il primo passo può essere un’esperienza simile a un campo-scuola più concentrato sull’ascolto della Parola e su racconti di vita che facciano emergere la bellezza della fede, per sperimentare la Salvezza. Il secondo livello è un’esperienza annuale di esercizi spirituali.
Bisogna, infine, raccontare queste esperienze per testimoniare che la vita cristiana è una vita beata e far scoppiare la scintilla iniziale.
Si può mettere questa proposta al centro della riflessione diocesana e comunicare le date alle altre diocesi per ampliare l'offerta.
Al termine dell'incontro, Mons. Lambiasi ha espresso la sua soddisfazione per questa iniziativa e ha salutato le Associazioni delle Marche, con cui tanto ha condiviso in questi anni.
La Delegata Regionale, Graziella Mercuri, ha infine ricordato il prossimo appuntamento formativo previsto a giugno, le proposte di esercizi spirituali organizzati dalla regione e l'incontro festa regionale del prossimo 2 giugno.