Pubblichiamo l'articolo che don Giordano Trapasso, assistente regionale del Settore Giovani, ha scritto per Avvenire raccontando il percorso di discernimento svolto con i giovani che hanno partecipato all'appuntamento 2008 di Orientamente.
Domenica 20 aprile abbiamo vissuto a Montorso una giornata di ritiro dal titolo Orientamente, promossa insieme dalla pastorale giovanile della regione, dalla delegazione regionale di AC, dalla FUCI e dal Movimento studenti di Azione Cattolica per i giovani di quarto e quinto superiore che stanno facendo discernimento in merito alla scelta dell’università. Hanno partecipato 5 giovani della diocesi di Macerata, 4 della diocesi di Fermo ed un giovane della diocesi di S.Benedetto. Un guasto meccanico ha impedito ad altri giovani di Ascoli di raggiungerci.
Sicuramente questo è un momento importante e delicato nella vita di un giovane: scegliere è bello ma non è semplice, il discernimento è una delle arti più necessarie e complesse da esercitare. Le istituzioni scolastiche offrono ai giovani la possibilità di conoscere le varie facoltà universitarie. E la Chiesa?
Abbiamo proposto a questi giovani il riferimento alla Parola di Dio. Come orientarsi? Prima di tutto cuore e mente vanno orientati a Gesù Cristo, a Lui che è via, verità e vita. In questo siamo stati aiutati dal racconto dell’incontro tra Gesù e Nicodemo, nel vangelo di Giovanni. Il percorso universitario sarà sicuramente un cammino di ricerca della verità, se si inizia questo cammino con un’opzione fondamentale per Gesù lo studio non potrà che aiutare l’umanità e la fede a crescere e a relazionarsi con il mondo in cui viviamo. La parola “università”, etimologicamente, richiama l’obiettivo di fare unità nella vita intorno alla verità. La tentazione di avere delle esistenze frammentate è oggi evidente, ma se sappiamo trovare il centro per la nostra vita, la pietra angolare a cui essere uniti, intorno a questo centro possiamo costruire tutto il resto in maniera ordinata.
Un’altra tentazione, oggi, per un giovane che fa discernimento per il suo futuro, è di separare la scelta universitaria o lavorativa dal resto dell’esistenza. "Prima devo finire l’università, poi devo trovare lavoro, …e poi?" Sembra che la questione fondamentale ruoti intorno alla domanda: "che farò?" Il racconto del cieco Bartimèo, nel vangelo di Marco, ci ha ricordato che la scelta dell’università o del lavoro ha senso nel contesto della vocazione, del mistero della chiamata e del progetto di Dio su ogni esistenza e della libera risposta della persona. Quel cieco riceve la vista per vivere la sua chiamata. La domanda fondamentale non può vertere sull’agire, ma diventa: "chi voglio essere e diventare?" Alla luce del brano di vangelo abbiamo cercato di cogliere alcuni atteggiamenti necessari per discernere la chiamata di Gesù nella propria vita.
Infine abbiamo cercato di presentare alcuni strumenti di cui dotarsi per non fallire il bersaglio e vivere il percorso universitario non come un parcheggio in vista di altro, ma come un’occasione di grazia e di testimonianza: la possibilità di essere sostenuti da un’associazione attraverso la testimonianza di un giovane della FUCI che frequenta l’università di Macerata; la possibilità di vivere esperienze di servizio come il servizio civile volontario con la Caritas o con associazioni ecclesiali attraverso la testimonianza di un’altra giovane.
Sicuramente questo è un momento importante e delicato nella vita di un giovane: scegliere è bello ma non è semplice, il discernimento è una delle arti più necessarie e complesse da esercitare. Le istituzioni scolastiche offrono ai giovani la possibilità di conoscere le varie facoltà universitarie. E la Chiesa?
Abbiamo proposto a questi giovani il riferimento alla Parola di Dio. Come orientarsi? Prima di tutto cuore e mente vanno orientati a Gesù Cristo, a Lui che è via, verità e vita. In questo siamo stati aiutati dal racconto dell’incontro tra Gesù e Nicodemo, nel vangelo di Giovanni. Il percorso universitario sarà sicuramente un cammino di ricerca della verità, se si inizia questo cammino con un’opzione fondamentale per Gesù lo studio non potrà che aiutare l’umanità e la fede a crescere e a relazionarsi con il mondo in cui viviamo. La parola “università”, etimologicamente, richiama l’obiettivo di fare unità nella vita intorno alla verità. La tentazione di avere delle esistenze frammentate è oggi evidente, ma se sappiamo trovare il centro per la nostra vita, la pietra angolare a cui essere uniti, intorno a questo centro possiamo costruire tutto il resto in maniera ordinata.
Un’altra tentazione, oggi, per un giovane che fa discernimento per il suo futuro, è di separare la scelta universitaria o lavorativa dal resto dell’esistenza. "Prima devo finire l’università, poi devo trovare lavoro, …e poi?" Sembra che la questione fondamentale ruoti intorno alla domanda: "che farò?" Il racconto del cieco Bartimèo, nel vangelo di Marco, ci ha ricordato che la scelta dell’università o del lavoro ha senso nel contesto della vocazione, del mistero della chiamata e del progetto di Dio su ogni esistenza e della libera risposta della persona. Quel cieco riceve la vista per vivere la sua chiamata. La domanda fondamentale non può vertere sull’agire, ma diventa: "chi voglio essere e diventare?" Alla luce del brano di vangelo abbiamo cercato di cogliere alcuni atteggiamenti necessari per discernere la chiamata di Gesù nella propria vita.
Infine abbiamo cercato di presentare alcuni strumenti di cui dotarsi per non fallire il bersaglio e vivere il percorso universitario non come un parcheggio in vista di altro, ma come un’occasione di grazia e di testimonianza: la possibilità di essere sostenuti da un’associazione attraverso la testimonianza di un giovane della FUCI che frequenta l’università di Macerata; la possibilità di vivere esperienze di servizio come il servizio civile volontario con la Caritas o con associazioni ecclesiali attraverso la testimonianza di un’altra giovane.
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