sabato 21 marzo 2009

Esercizi spirituali... a casa: domenica 22

 7° giornata: 22  marzo 2009 - IV di Quaresima


Titolo: È il giorno del Signore anche a casa mia!


Brano: Gv 3, 14-21


La frase chiave: “Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”



Piccola riflessione e testimonianza: (mons. Tonino Bello)
Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un "linguaggio a lunga conservazione". È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un'autentica martellata quel richiamo all'unica cosa che conta: "Convertiti e credi al Vangelo". Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d'ulivo benedetti nell'ultima domenica delle palme. Se no, le allusioni all'impegno per la pace, all'accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello "shampoo alla cenere", comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell'acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l'abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l'offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell'attesa di Cristo? "Una tantum" per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l'ardore, mettiamoci alla ricerca dell'acqua da versare... sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi. Un grande augurio.


Preghiera: Salmo 136 (135)


Esercizi:
È domenica il giorno del Signore, il giorno della luce. L’invito è ad aprire il nostro cuore alla gioia dell’annuncio della Buona notizia. Appena alzati, proviamo a dire a tutti quelli della nostra famiglia un “Buongiorno!” di vero cuore. La domenica non si può vivere senza l’Eucarestia e, pertanto, facciamo di tutto per andare insieme a tutta la famiglia a Messa. La domenica è anche l’occasione privilegiata per andare a trovare i nostri fratelli in parrocchia e per contribuire a costruire la nostra comunità parrocchiale come una vera famiglia dove l’amore, l’attenzione, la disponibilità, l’accoglienza fanno sentire tutti di casa. Entrando in Chiesa soffermiamoci ad osservare il cero pasquale acceso e la Luce che indica il Tabernacolo. Tornando a casa proviamo ad accendere sulla tavola una candela, che ci ricorda che siamo impegnati a seguire la luce di Cristo, e a recitare tutti insieme una preghiera di ringraziamento e di lode.
 
Per finire…


E se appendessimo alla porta di casa nostra un brano della parola di Dio come facevano i nostri fratelli maggiori?


“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l`anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore;  i ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6, 4-10).


Oppure una preghiera?


La nostra casa
Signore Gesù Cristo, Signore dei signori, il tuo sguardo sia attento,
durante il giorno e la notte, sopra questa casa e guardala con bontà.
Vieni ad abitare in questa casa e nessun male ne varchi la porta.
Signore dei potenti, proteggi nella tua misericordia il nostro entrare e il nostro uscire.
(iscrizione su case del IV sec)



Potrebbe essere un segno che ci ricorda la nostra partecipazione alla settimana di esercizi spirituali a casa!


il file del 7° giorno

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