domenica 15 marzo 2009

Esercizi spirituali: lunedì 16


1° giornata: lunedì 16 marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo in cui Gesù viene ad incontrarci e a salvarci


Brano: Mc 1, 29-31


La frase chiave: “Gesù si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”



Piccola riflessione
L'evangelista ci conduce dalla sinagoga alla casa di Pietro. Ciò che è avvenuto nella sinagoga, l'incontro con la Parola che libera, avviene anche in casa: la suocera di Pietro è guarita dalla febbre e può iniziare a servirli. Nella prima comunità cristiana c'era una profonda continuità tra il tempio e la casa: pregavano nel tempio e a casa spezzavano il pane con letizia e semplicità di cuore. Per questo Giovanni Paolo II ci ha ricordato nella Familiaris Consortio che la famiglia è piccola Chiesa. L'importante è che, come è avvenuto a casa di Pietro, ogni famiglia accolga Gesù che la visita: "Ecco io sto alla porta e busso" (Ap 3,20).


Per richiamare l'atteggiamento su cui la Parola ci fa riflettere abbiamo pensato alla porta. La porta di casa anzitutto significa il nostro cuore che può essere aperto o chiuso. La porta è il segno visibile della separazione tra noi “di casa” e gli altri. Che pensiamo della nostra porta? Ci fa più piacere  quando è chiusa o quando si apre? Carlo Carretto era solito dire ad ogni suono del campanello: ”Correte, andate ad aprire: è l’angelo di Abramo!” Cosa pensiamo al suono del campanello? Com'è la porta della nostra casa? Un portoncino o un portone  blindato, superblindato; c’è  la chiave sulla porta? Guardando la nostra porta di casa, ripensiamo a quando è stata sbattuta con violenza, a quando al mattino vediamo uscire tutti i nostri famigliari, a quando si apre di notte magari dopo una lunga attesa per il ritorno dei nostri fratelli maggiori; ricordiamo quando siamo entrati in casa con la carrozzina dei neonati o quando siamo usciti con un malato.


Testimonianza: (Ubaldo Alimenti - Presidente AC Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola)
Sollecitato, provo in ordine sparso e confuso a riflettere sulla “porta” della mia casa. La guardo; è un portoncino in legno (stile anni 70) preceduto da una veranda in alluminio; di giorno, se siamo in casa, le chiavi sono sempre sulla porta. Parenti e amici suonano e poi entrano da soli. A volte le dimentichiamo lì anche di notte: potenza di vivere in un piccolo paese dell’entroterra marchigiano e una certa dose di incoscienza. Nel basso ci sono i graffi fatti dal nostro cane quando chiede di entrare. Al mattino esco prima io, poi mia moglie e poi mia figlia e rientriamo in genere nell’ordine inverso. Oltre alle persone, attraverso di essa entrano diverse cose… ecco, avete presente, nelle riflessioni e discussioni sulla società dei consumi e dei rifiuti, si dice di essere attenti in primo luogo a quello che compriamo e portiamo dentro casa, in termini di imballaggi di, confezioni, ecc. perché poi in qualche modo lo dobbiamo fare uscire.
Provo allora ad allargare lo sguardo: cosa attraversa la porta di casa mia? In termini di relazioni, cose, preoccupazioni, lavoro, arrabbiature; i rischi possibili sono due: passa troppo o troppo poco. 
I ritmi intensi delle giornate di lavoro (ma anche gli impegni di un undicenne non scherzano affatto) fanno sì che spesso attraverso la porta facciamo entrare proprio tutto, senza preservare con sufficiente cura lo spazio vitale che struttura una famiglia. Allora i problemi, le ansie e timori della giornata lavorativa sono talmente ingombranti da non farci passare attraverso quella porta: sì, il rischio è che gli assilli entrano e noi rimaniamo fuori, nel senso che la nostra testa e soprattutto il nostro cuore non è lì a salutare tua figlia, a sorriderle e a farla ridere, o a baciare tua moglie e dirle che è sempre bellissima…
Neppure può essere troppo chiusa, perché la nostra vita è fatta di relazioni e la famiglia deve godere e potersi nutrire delle relazioni che singolarmente i suoi componenti vivono oltre quella porta. E qui la chiave giusta credo sia quella del racconto. Rivivere la giornata attraverso le parole di tua moglie e tua figlia, i loro incontri; il mondo di fuori deve entrare nel racconto che nella cena, spenti per sempre “i pacchi”, la famiglia con tranquillità e regolarità si scambia…
A pensarci bene, questo vale anche per le altre porte di casa. Io ne ho un'altra nel corridoio sopra una mensola: schermo, tastiera, mouse, facebook, mail, ecc… (stile anni 2000).  Sì, anche le porte cambiano. Occorre rendersene conto senza fare troppo gli “splendidi” a lasciare “la chiavi sulla porta”, che in questo caso sono ancora più pericolose.
Sì, l’avevo detto che sarei stato confuso. Forse non rimane che (come novelle “suocere”) chiedere a Colui che tutto può nell’Amore di guarire il nostro rapporto con le porte di casa, insegnandoci quella sobrietà, quell’equilibrio, sollevandoci dal letto dell'isolamento e della solitudine, e preservandoci dalla febbre dell'egoismo che ci paralizza e rischia di sporcare irrimediabilmente la casa…


Preghiera: Salmo 127 (126)


Esercizio: trascorrere un po’ di tempo in silenzio provando a pensare alla porta della nostra casa e alla porta del nostro cuore.


Introduzione
file 1° giornata

2 commenti:

  1. Innanzitutto vorrei condividere due spunti dalla Parola, che sto meditando facendomi aiutare dal commento al vangelo di Bruno Maggioni e alla versione dei salmi di Turoldo e Ravasi:
    1. la guarigione della suocera di Gesù ricordava alle prime comunità la Risurrezione ("la fece alzare") e l'atteggiamento di sequela del discepolo ("si mise a servire": il verbo esprime un'azione continuata ed è lo stesso del termine "diacono").
    L'incontro con Gesù e il suo intervento, quindi, ci fa risorgere per incamminarci nella strada del servizio. Mi piace che la suocera di Pietro sia "presa per mano"... ci leggo un accompagnamento premuroso.
    2. il salmo è costruito su un ideale dittico "senza Dio, invano..."/"con Dio, ecco invece...", per dire che con Dio sull'uomo è ogni sorta di benedizione, rappresentata simbolicamente dalla numerosa discendenza.
    Anche qui, dunque, come nel Vangelo, Dio porta all'uomo la vita.
    Turoldo, inoltre, prima della sua versione poetica si chiede se "l'abitatore di grattacieli o appartamenti" potrà cantare ancora questo salmo: "c'è forse qualcuno più solo di un inquilino di condomini?": è un interrogativo che può aiutarci se mettiamo al centro della nostra riflessione spirituale la casa.
    Questo salmo, messo qui all'inizio, mi pare proprio un'ottima colonna sonora di questa settimana di esercizi e mi aiuta a chiedermi: Dio ha edificato la mia casa?

    L'altro spunto, che forse svilupperò più avanti nella giornata, è sulla porta di casa: grazie a Dio in questo momento sulla mia porta c'è un fiocco rosa. Riuscirà questa vita nuova che irrompe a casa nostra in maniera sconvolgente ma anche molto concreta e quotidiana a portare novità al mio cuore?

    Romina

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  2. devo dire che mi sono commosso per la semplice profondità della proposta... a Roma tenere le chiavi sull'uscio ormai non è possibile, anzi la notte ci svegliamo per verificare di essere ben protetti...
    l'accenno alle porte del 2000 mi ha fatto riflettere sulle porte che, lasciate aperte, ci impediscono di aprirne altre: la tv, il pc (a casa mia è molto difficile che siano tutti spenti!), le tante zavorre che ostacolano la nostra accoglienza quando suona il campanello. Sì è vero, la porta di casa mia deve essere più accogliente!
    Grazie di cuore all'AC Marche...

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