giovedì 5 febbraio 2009

ACR: una pagina di speranza

Pubblichiamo di seguito un articolo scritto da Laura Giombetti, consigliere nazionale di AC, sulla doppia visita dell'ACR al Santo Padre nel mese di gennaio.


«Il palazzo apostolico in Vaticano in meno di un mese ha ospitato due volte dei ragazzi dell’ACR: a dicembre quando una delegazione di alcune diocesi ha rivolto gli auguri di Natale al Papa a nome di tutta l’Associazione, e domenica 25 gennaio quando a conclusione del mese della Pace dell’ACR di Roma, il Papa stesso ha ceduto la parola a Miriam alla finestra del suo studio.  Eventi non straordinari se si considera che sono appuntamenti “fissi” di ogni anno, ma sicuramente immagini a cui non si è abituati.



L’allegro scompiglio e la freschezza che portano i ragazzi oltre il portone di bronzo, accompagnati dalle guardie svizzere con tanto di alabarda, è tutt’altro che fuori luogo, e si ha la sensazione che in quei luoghi “tanto solenni” sia quasi salutare. La tenerezza e l’affetto del Papa sicuramente commuovono, ma non bastano a cogliere la portata di quanto sta avvenendo.
“A tutti vogliamo gridare che la pace è un vero affare” detto da una bimba di fianco al Papa, alla quale egli stesso ha ceduto la parola, ha una potenza incredibile. Sono i più piccoli, le prime vittime dei conflitti e delle ingiustizie, dalle guerre alle separazioni, dalla fame all’opulenza, che ricordano a tutto il mondo le priorità e le cose veramente importanti. E il Papa stesso permette uno spazio in cui ciò possa essere detto e ascoltato e chiede proprio a loro (all’udienza in dicembre) di pregare il Signore perché lo aiuti nel non facile compito che gli ha affidato, e “perché cambi il cuore dei costruttori di armi, faccia rinsavire i terroristi, converta il cuore di chi pensa sempre alla guerra e aiuti l’umanità a costruire un futuro migliore per tutti i bambini del mondo”.
Allora incontrare bambini e pre-adolescenti nelle stesse sale in cui vengono ricevute alte personalità, o dare loro la parola pubblicamente, se non vuole essere solo uno spettacolo davanti al quale commuoversi, implica la consapevolezza che la loro presenza attiva nella Chiesa e nel mondo, come protagonisti e testimoni è autentica e vera.  Significa che si crede che sono portatori di occhi e di doni originali da mettere a frutto a vantaggio di tutti; doni che l’azione educativa  degli adulti ha il compito di accompagnare e aiutare a maturare. Si è disposti a farsi provocare dalle domande di vita espresse dai ragazzi? Si crede nell’importanza di condividere un cammino con loro, e nella possibilità da parte dei più piccoli di offrire il proprio contributo in termini di idee, proposte, servizio e presenza? Si chiede l’intercessione di bambini santi?
La prossima beatificazione di una bambina di sette anni, Nennolina, annoverata tra i mistici, i gesti e le parole del Papa responsabilizzano la Chiesa tutta, e stimolano a ripensare il senso di “chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro”.
Tornano alla mente le parole dette da Vittorio Bachelet nel 1971 per l’Azione Cattolica dei Ragazzi appena nata: “Credo che l’avere fortemente richiamato la loro (dei ragazzi, ndr) dignità di cristiani e la ricchezza del dono che essi fanno alla comunità, è un grande servizio che l’AC rende non solo ai piccoli ma all’intera comunità cristiana … L’aver sottolineato questo dono, questa corresponsabilità attiva, anche attraverso la forma dell’impegno associativo dei fanciulli e dei preadolescenti … questa consapevolezza arricchisce tutta la Chiesa … Se noi capiremo come i ragazzi possono essere “soggetti attivi” nella chiesa, capiremo anche come gli adulti possono essere soggetti attivi nella Chiesa … Per questo l’ACR può diventare una pagina di speranza non solo nella vita dell’AC, ma nella vita della Chiesa"».
Laura Giombetti

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