martedì 31 marzo 2009

Un venerdì di pace

Non una semplice colletta, ma un'occasione per sentire vicini i giovani di Terra Santa. È la proposta rivolta ai giovani e ai giovanissimi di AC, che in occasione della colletta universale "pro Terra Sancta" del venerdì santo sono invitati a vivere un gesto, semplice ma concreto, di pace e unità con i fratelli della Terra di Gesù. Il SG nazionale mette a disposizione una semplice locandina A4 e materiale formativo per i gruppi.


Locandina
Materiale formativo sulla Terra Santa

mercoledì 25 marzo 2009

Studenti in movimento


Gli studenti di AC e non solo sono invitati dal 24 al 26 aprile 2009 a Castellammare di Stabia per vivere insieme la Mo.Ca 2009, il cantiere del movimento! La scommessa è alta: parlare di scuola in un tempo di gradi cambiamenti legislativi, con l’obiettivo di contribuire attivamente al dibattito in corso. Il titolo del convegno sarà “La scuola in testa!”: l'intento è mettere infatti la scuola in testa alle priorità del paese, riaffermare con forza la centralità strategica e progettuale dell’istituzione scolastica per il futuro della società italiana, ma soprattutto chiedere che risorse non solo economiche, ma anche culturali e pedagogiche, vengano investite in questo progetto di ristrutturazione, in questo “cantiere” di riforma. Segui i preparativi sul blog del MSAC!


motivazioni dell'iniziativa - lettera di presentazione - programma - scheda di iscrizione - note tecniche - materiali diritto allo studio - manifesto

Osare la pace per fede

Appuntamento a Torino, il 28 e 29 marzo, per la terza edizione di «Osare la pace per fede», un'esperienza che nasce da un incontro tra giovani di appartenenze diverse e che vede la partecipazione ed il sostegno di numerose realtà ecclesiali, associative e movimenti, tra cui l'AC e la FUCI. Due giorni di dialogo intenso e di festa tra giovani delle diverse chiese, sui temi dell'ambiente e della salvaguardia del creato.

Presidenze diocesane a Convegno

"Chi ama educa: l'impegno dell'Ac per una rinnovata cura educativa" è il titolo del Convegno delle Presidenze diocesane, in calendario dall'8 al 10 maggio a Roma. Ecco il programma di massima, le note tecniche.
Per prepararsi al tema del Convegno è attivo uno
speciale di Dialoghi.net con approfondimenti sul tema dell'educazione.
Per i docenti che parteciperanno verrà concesso
l'esonero dall’obbligo di servizio.


Tutti i materiali

lunedì 23 marzo 2009

Le proposte per l'estate

Le giornate si allungano, la bella stagione si avvicina... e anche i campi nazionali si riaffacciano all'orizzonte! Sul sito nazionale AC il calendario completo per l'estate 2009 con le proposte per responsabili, assistenti ed educatori ACR, giovani, adulti e dei movimenti.
Le Marche ospiteranno a Loreto ben 3 proposte: il doppio appuntamento per il SG e il MSAC (24-29 luglio) e il campo nazionale del MLAC al Centro Giovanni Paolo II di Montorso (18-23 agosto). Un'occasione da non perdere: segnalo subito in agenda!

Concorso inno ACR 2009/10

Il portale dell'ACR ha pubblicato il nuovo bando per l'inno 2009/2010: ecco il testo
"Se sei un educatore ACR e ti piace scrivere musica e parole, scrivi all'indirizzo
acr@azionecattolica.it per informazioni sul tema dell'iniziativa annuale ed inviaci, entro e non oltre il 7 maggio 2009, per posta elettronica o ordinaria (chiedere i dettagli dell'indirizzo alla mail indicata), il file audio (cd, .mp3, .wma o .aac) prodotto e il file (.txt, .pdf, o .doc) con testo e partitura. L'inno vincitore cedera' tutti i diritti dei brani presentati all'azione cattolica italiana. L'inno vincente potra' essere sottoposto a reincisione".
In bocca al lupo a tutti i compositori marchigiani!


Vademecum 2009-2010
Storia 2009-2010

Liberi per vivere

Liberi per vivere. Amare la vita fino alla fine è il titolo del Manifesto presentato da Scienza&Vita, Forum delle famiglie e Retinopera per lanciare una grande campagna di sensibilizzazione e coscientizzazione popolare sui grandi temi del vivere e del morire. Numerose le adesioni, tra cui quella dell'Azione Cattolica Italiana.


Leggi il comunicato
Scarica il Manifesto

Tu seguimi! Sussidio per campiscuola

Nella proposta formativa dell'AC per i più piccoli, anche l'esperienza estiva può diventare una forte opportunità di incontro e dialogo con il Signore: occasione di svago e di nuovi incontri, ma anche tempo prezioso in cui riscoprire la fedeltà a Dio ed esercitarsi a "camminare" dietro a Lui. A questo scopo l'ACR ha preparato una guida completa per aiutare gli educatori a strutturare un campo scuola, dal titolo "Tu seguimi!". L'incontro con Gesù cambia radicalmente la vita di Pietro: egli, che con umiltà accoglie l'invito di Gesù a seguirlo, esorta i ragazzi a tendere l'orecchio alla voce di Dio e a parlare con Lui.
La confezione contiene:




  • il Sussidio per l'educatore, che aiuta a organizzare in modo ragionato le giornate del campo scuola (contenuti e spunti di riflessione, attività specifiche);



  • il Libretto per la liturgia del Campo scuola (acquistabile anche separatamente), con tutte le liturgie giorno per giorno: momenti di raccoglimento e silenzio, ma anche spazi di condivisione e risonanza scandiscono le diverse celebrazioni.



  • il grande gioco e un sacco di giochi per i vari momenti del campo;



  • per la prima volta un DVD ricco di idee e materiali da utilizzare. 



Per acquistarlo, contatta il tuo incaricato AVE diocesano o consulta il sito dell'editrice AVE.

sabato 21 marzo 2009

Esercizi spirituali... a casa: domenica 22

 7° giornata: 22  marzo 2009 - IV di Quaresima


Titolo: È il giorno del Signore anche a casa mia!


Brano: Gv 3, 14-21


La frase chiave: “Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”



Piccola riflessione e testimonianza: (mons. Tonino Bello)
Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un "linguaggio a lunga conservazione". È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un'autentica martellata quel richiamo all'unica cosa che conta: "Convertiti e credi al Vangelo". Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d'ulivo benedetti nell'ultima domenica delle palme. Se no, le allusioni all'impegno per la pace, all'accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello "shampoo alla cenere", comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell'acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l'abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l'offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell'attesa di Cristo? "Una tantum" per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l'ardore, mettiamoci alla ricerca dell'acqua da versare... sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi. Un grande augurio.


Preghiera: Salmo 136 (135)


Esercizi:
È domenica il giorno del Signore, il giorno della luce. L’invito è ad aprire il nostro cuore alla gioia dell’annuncio della Buona notizia. Appena alzati, proviamo a dire a tutti quelli della nostra famiglia un “Buongiorno!” di vero cuore. La domenica non si può vivere senza l’Eucarestia e, pertanto, facciamo di tutto per andare insieme a tutta la famiglia a Messa. La domenica è anche l’occasione privilegiata per andare a trovare i nostri fratelli in parrocchia e per contribuire a costruire la nostra comunità parrocchiale come una vera famiglia dove l’amore, l’attenzione, la disponibilità, l’accoglienza fanno sentire tutti di casa. Entrando in Chiesa soffermiamoci ad osservare il cero pasquale acceso e la Luce che indica il Tabernacolo. Tornando a casa proviamo ad accendere sulla tavola una candela, che ci ricorda che siamo impegnati a seguire la luce di Cristo, e a recitare tutti insieme una preghiera di ringraziamento e di lode.
 
Per finire…


E se appendessimo alla porta di casa nostra un brano della parola di Dio come facevano i nostri fratelli maggiori?


“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l`anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore;  i ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6, 4-10).


Oppure una preghiera?


La nostra casa
Signore Gesù Cristo, Signore dei signori, il tuo sguardo sia attento,
durante il giorno e la notte, sopra questa casa e guardala con bontà.
Vieni ad abitare in questa casa e nessun male ne varchi la porta.
Signore dei potenti, proteggi nella tua misericordia il nostro entrare e il nostro uscire.
(iscrizione su case del IV sec)



Potrebbe essere un segno che ci ricorda la nostra partecipazione alla settimana di esercizi spirituali a casa!


il file del 7° giorno

Per accogliere la Parola della Domenica

 Due amici che stanno condividendo con noi gli esercizi spirituali a casa, ci hanno inviato - e per questo li ringraziamo molto - questa preghiera di Enzo Bianchi con cui si preparano ad accogliere la Parola della Domenica. Potremmo farlo anche noi in questa e in altre domeniche.



***


Dio nostro, Padre della luce,
tu hai inviato nel mondo la tua parola,
sapienza uscita dalla tua bocca,
che ha preso dominio
su tutti i popoli della terra.
Tu hai voluto
che essa prendesse una dimora in Israele
e che attraverso Mosè, i profeti e i salmi
manifestasse la tua volontà
e parlasse al tuo popolo del Messia Gesù.
Finalmente hai voluto
che lo stesso tuo Figlio,
Parola eterna presso di te,
divenisse carne
e ponesse la sua tenda tra di noi,
quale nato da Maria
e concepito dallo Spirito santo.
Manda ora su di me lo Spirito santo,
affinché mi dia un cuore capace di ascolto,
mi permetta di incontrarlo
in queste sante Scritture
e generi il Verbo in me.
Questo tuo Spirito santo
tolga il velo ai miei occhi
Mi conduca a tutta la verità,
mi dia intelligenza e perseveranza.
Te lo chiedo per Cristo il Signore nostro
Benedetto nei secoli dei secoli
Amen.


(Enzo Bianchi)

venerdì 20 marzo 2009

Esercizi spirituali... a casa: sabato 21

 

6° giornata: sabato 21  marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo della Pasqua, del passaggio dal dolore e dalla sofferenza alla Resurrezione e alla speranza


Brano: Mc 5, 21-43


La frase chiave: “Giunsero alla casa del capo della sinagoga e Gesù vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme»”.



Piccola riflessione
Come è accaduto alla famiglia di Giairo, ogni famiglia si trova ad entrare nella prova, nel dolore, nel lutto. Come è accaduto alla famiglia di Giairo, ogni famiglia è chiamata non solo ad entrare nel lutto, nei pianti e nelle urla, ma anche a  fare Pasqua con Gesù nel silenzio dell'ascolto, con la forza della preghiera, con un legame profondo con l'Eucarestia e il giorno del Signore.


In questo caso non è un luogo ma sono degli oggetti della casa a richiamarci all'atteggiamento su cui la Parola ci fa riflettere: le foto delle persone care scomparse. Le foto ci aiutano a non dimenticare il dono della vita che altre persone ci hanno lasciato e che sono per noi un invito a continuare l'opera umana e di fede avviata. La vita in fondo è una lunga staffetta in cui ciascuno passa il proprio testimone ad altri. Le foto ci rammentano anche la fragilità dell'esistenza umana da un lato, e l'importanza di gustare i momenti di normalità e di gioia dall'altra, così come la necessità di rendersi saldi nella fede per affrontare i momenti più duri.


Testimonianza: (Fabrizio Frapiccini- Presidente AC Ancona-Osimo)
Corsi per le scale a due a due, suonai e dissi al mio parroco: “Nonno sta morendo”, ed entrambi, senza far passare dai denti serrati neanche una parola, siamo corsi all’ospedale dove cinque minuti prima mio nonno, dopo un breve coma, si era spento. Intorno il solito via vai, il solito e rituale trambusto della città. Volevo anche io sentire dall’altro, in questo rumore che a stento penetrava nella stanza, la frase “Talità kum”, niente …. solo tristezza e silenzio. Nei nostri cuori e nelle nostre menti solo un unico e incancellabile pensiero; immobili, a pensare a quello che era accaduto nella nostra famiglia. Era la prima volta per me che “uno di casa” se ne andava. Papà, l’indomani, stretto nel suo intimo dolore, corse a preparare il necessario per il funerale e, con una voce sommessa, mi chiese di scegliere la foto, quella più bella per il nostro ricordo e il ricordo di quanti lo avevano conosciuto. Dalla stampante lentamente, millimetro dopo millimetro, usciva il foglio lucido dove l’inchiostro aveva impresso il sorriso e gli occhi azzurri di una persona che non girava più nelle stanze di casa e non domandava più: “oggi come è andata?”,”tutto bene in ufficio?”,”hai visto cosa dicono in tv?”… Ora solo silenzio e preghiera. Oggi quell’immagine stampata sette anni fa è rimasta nel computer, nella cartella principale; è la stessa foto scelta per il cimitero. Rimarrà sempre così, immodificabile e “stoppata” nel tempo.
Le foto ci ricordano, ci raccontano, e fissandole ci rivolgiamo a chi è passato nella nostra casa. Sono le foto di persone che fanno un pezzo di strada con noi e ci accompagnano nel nostro cammino di vita, ci fanno e ci vedono crescere. A noi forse basta rivederle in un’immagine, forse ci basta toccarle attraverso un pezzo di carta per sentirle ancora vicine.


Preghiera: Salmo 30 (29)


Esercizi:
1. Prestare attenzione ai luoghi della casa che ci richiamano dolore e sofferenza (la camera di un genitore anziano o malato, le foto o i ricordi di una persona casa defunta...).
2. Prepararci all’Eucarestia domenicale con un tempo di silenzio e se possibile anche con la confessione.


file del 6° giorno

giovedì 19 marzo 2009

Esercizi spirituali... a casa: venerdì 20



5° giornata: venerdì 20 marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo in cui si prolunga l’Eucarestia


Brano: Mc 14, 22,25


La frase chiave: “E mentre mangiavano, Gesù prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti»”.



Piccola riflessione
La casa è il luogo in cui Gesù celebra la prima Eucarestia, il luogo in cui anticipa nel sacramento l'offerta cruenta della sua vita sul calvario. “In ogni cosa fate Eucarestia”, ribadisce San Paolo. Una famiglia è chiamata continuamente a fare Eucarestia. Nel secondo giorno abbiamo già vissuto un aspetto dell'Eucarestia: il servizio. Fare Eucarestia significa continuamente e in ogni circostanza rendere grazie al Signore, come fa Giobbe: «il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore». Fare Eucarestia significa continuamente fare memoria, ripercorrere la storia personale e familiare per ricordare le meraviglie di Dio, i segni del suo amore e della sua vicinanza.


Abbiamo pertanto scelto la mensa, perché è il luogo dove ordinariamente si consumano i pasti che danno sostegno e fanno vivere la nostra carne. Ma è anche il luogo della condivisione e del racconto, il luogo della correzione e dei progetti. Quando possiamo ci piace vivere la mensa in modo rilassato e dilungarci anche un po’, questo a dire che è il luogo della casa che, oltre a soddisfare un bisogno fisico, ci dona anche pace e serenità. La mensa è anche il luogo del rendimento di grazie: ecco perché spesso prima di sederci e iniziare a mangiare pensiamo e recitiamo una preghiera, che è un grazie per il cibo materiale, ma anche un grazie per il dono delle persone che, fisicamente e non, condividono con noi il cammino della vita.


Testimonianza: (Paola Alfieri- Presidente AC Loreto)
Che stanchezza! Un altro giorno è passato, spesso di corsa, pieno di orari da “rispettare” e di impegni. “Presto finisci i compiti!”, “Dai, cambiati, è quasi ora di andare a ginnastica”…
Anche la giornata delle mie figlie non deve essere proprio rilassante … Ma finalmente arriva per noi l’ora di cena: è l’unico pasto della giornata che condividiamo insieme. La TV si spegne, cerchiamo di lasciare lontano dalla tavola apparecchiata la stanchezza del giorno trascorso, che spesso è madre di irritazione e nervosismo (e che ci ha “rovinato” anche qualche cena!). Una semplice preghiera, il più delle volte è la figlia più piccola che ce lo ricorda: “Gesù benedici noi e il pane che stiamo per ricevere, e fa’ che non ne manchi mai a nessuno. Amen”. Nell’ultima cena Gesù, dopo averli benedetti, ha distribuito il pane e il vino a tutti, anche a colui che lo avrebbe tradito: con la nostra piccola preghiera ringraziamo per i doni ricevuti e ricordiamo che non a tutti nel mondo viene dato il pane quotidiano.
È vero: la sera dopo una bella o brutta giornata, ci chiudiamo la porta alle nostre spalle, ma cerchiamo di non chiudere mai agli altri il nostro cuore e di non dimenticare le necessità dei fratelli.


Preghiera: Salmo 78 (77), 1-22


Esercizi:
1. Ripercorrere insieme la propria storia e quella di “quelli” di casa e provare a leggerne le meraviglie della presenza di Dio.
2. Provare (se non l’abbiamo mai fatto) o curare meglio la preghiera di rendimento di grazie prima dei pasti.
3. Digiunare da un pasto per provare sulla nostra carne la debolezza della nostra natura umana e offrire l’equivalente a chi è nel bisogno.



il file della 5° giornata


Esercizi spirituali a casa: giovedì 19

 4° giornata: giovedì 19 marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo dell’amore concreto


Brano: Mc 14, 3-9


La frase chiave: “Mentre Gesù era a tavola giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo”



Piccola riflessione
Oggi l'evangelista ci presenta la casa come il luogo dell'adorazione. La donna di questo brano compie un gesto di adorazione: rompe un vasetto di alabastro, prezioso unguento, e unge il corpo di Gesù. L'adorazione è un atteggiamento che provoca intimità, ha sempre a che fare con il corpo, è uno stare bocca a bocca e un portare alla bocca, come dice la parola latina.


In questa giornata abbiamo pensato alla camera da letto degli sposi, perché in fondo la vita degli sposi è una adorazione continua. La camera da letto sintetizza la vita stessa degli sposi: nell'esperienza della tenerezza reciproca si alimenta l'amore che li unisce e li rende famiglia. Nella camera da letto si consuma il gesto massimo dell'intimità fisica che è l'atto sessuale, che rende completo l'amore e apre la coppia alla vita, alla continuazione della creazione. La camera da letto non è altro, né oltre, il rispetto e la fede, perché anche da come si dorme insieme si comprende il valore profondo e unico dell'amore.


Testimonianza: (Francesca Rogari - Presidente AC Fabriano)
“Perché tutto questo spreco di olio profumato?”. La domanda contenuta in questa pagina del Vangelo di Marco risuona oggi anche per me. Essere sposi, in fondo, è uno spreco di profumo. Quante persone vivono insieme, si amano e sono felici, pur non essendo sposate? Vero. È che noi, sposi in Cristo, abbiamo voluto esagerare, rompendo il vaso del prodotto di bellezza più prezioso e lasciando che il suo profumo invadesse tutta la nostra vita. Da capo a piedi. E per sempre. Siamo diventati una cosa nuova: “questo mistero è grande”. Ed è però un mistero che tocchiamo con mano ogni giorno, nel “piccolo” della nostra ferialità, nella semplicità dei nostri gesti quotidiani, nella familiarità della nostra casa. La nostra casa è “profumata” perché è abitata da Dio: per noi sposi è il luogo della santificazione e della missione, il luogo in cui risplendere come immagine di Dio, insieme. Anche la preghiera è uno spreco di profumo. Quante persone buone, oneste, generose, fanno grandi cose senza il dono della fede? Verissimo. Ma noi, credenti in Cristo, sappiamo che se non è il Signore a costruire la casa, i nostri mattoni terranno ben poco; sappiamo che senza di Lui non possiamo far nulla. La preghiera è il nostro modo di fare spazio alla grazia di Dio, sola cosa necessaria. La preghiera di coppia, infine, è un grande spreco di profumo. Quanto è facile, comodo e - perché no? - anche bello pregare da soli, seguendo il proprio ritmo e il proprio cuore? Vero. Ma che grande dono è pregare in due! Perché siamo in due agli occhi di Dio, è così che ci ha pensati da sempre e per sempre. E quale modo migliore di celebrare la bellezza di essere in due che non attraverso la preghiera fatta in due? Anche quando si riesce solo a leggere insieme un salmo prima di spegnere la luce e ringraziare, mano nella mano, per la giornata trascorsa, e offrirsi il perdono reciproco (“non tramonti il sole sopra la vostra ira”). Anche quando la mattina si possono leggere appena poche righe di Vangelo prima che i figli invadano la camera da letto con la loro allegra confusione. Ecco perché tutto questo spreco di olio profumato: perché lo Sposo è con noi. E solo in Cristo ciò che agli occhi del mondo appare uno spreco si rivela invece essenziale; solo in Cristo tutto quello che sembra inutile, superfluo o addirittura pericoloso, è trasformato in bellezza, grazia, pienezza di vita.


Preghiera: Salmo 98 (97)


Esercizi:
1. Provare a passare un po’ di tempo in Chiesa davanti al tabernacolo…
2. Osservare e riflettere su come è disposta ed arredata la camera degli sposi in casa nostra
3. Oggi è la festa del papà: proviamo a pensare a lui, alla sua storia, alla testimonianza di vita e di fede che ci ha donato e dona.



il file della 4° giornata


martedì 17 marzo 2009

Esercizi spirituali a casa: mercoledì 18



3° giornata: mercoledì 18 marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo del Perdono


Brano: Mc 2, 1-12


La frase chiave: “Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: Alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua”



Piccola riflessione
Oggi l'evangelista ci consegna la parola del perdono. Quella casa a Cafarnao viene scoperchiata sul tetto per accogliere un paralitico e la parola del perdono. Gesù compie il miracolo alla fine, per confermare la parola del perdono: "ti sono rimessi i tuoi peccati". Quante volte nelle nostre case si rimane un po’ paralizzati dal rancore, dalle ferite, perché non si riesce a perdonare se stessi e gli altri. L'amore su cui nasce la famiglia dona ai suoi membri una capacità continua di accogliersi ogni giorno e di perdonarsi nelle piccole e grandi cose.


In questa giornata per concentrarci sull’atteggiamento sottolineato dalla Parola abbiamo pensato al corridoio. Perché in genere di lì passiamo per andare in altri luoghi della casa, spesso senza accendere la luce, ma nella speranza, aiutata anche dalla pratica, di trovare la porta giusta. Nel corridoio a volte rischiamo anche di sbattere o di sbagliare la porta, ma possiamo sempre ritornavi per riprendere la via giusta. È il luogo dell'attesa e in fondo anche della speranza. Ma soprattutto è il luogo più umile della casa: nessuno raccontando la sua casa, cita il corridoio, che è un luogo funzionale agli altri.


Testimonianza: (Margherita Carletti - Presidente AC Pesaro)
Nelle case degli ultimi vent’anni, soprattutto, il corridoio è sparito perché è considerato spazio inutile, che non serve e, per di più, costa. È rimasto solo quello di cui non si può fare a meno: un piccolo disimpegno per separare la zona giorno dalla zona notte. In modo analogo, nella mentalità attuale, la guarigione del corpo è più importante del perdono dei peccati. La cultura corrente spinge a convincerci che è sbagliato riconoscersi peccatori, crearsi dei complessi di colpa perché ciò che chiamiamo peccato è solo un tabù, al massimo una debolezza da comprendere o una trasgressione da esaltare come affermazione di libertà. La prospettiva biblica è ben diversa: il peccato è infedeltà all’alleanza, rifiuto dell’amore di Dio, ingratitudine, idolatria. Nel brano del Vangelo di Marco su cui riflettiamo oggi, Gesù, combattendo contro il pregiudizio popolare che vedeva nella malattia fisica un castigo per i peccati personali del malato e della sua famiglia, offre la salvezza al paralitico cominciando col perdonarlo dei suoi peccati. La liberazione della coscienza dal peccato, per Gesù, è più importante della liberazione del corpo dalla infermità. Il nostro sentirci perdonati dai peccati, poi, ci fa “rialzare”, così come si “rialza” il paralitico, e ci fa vivere una storia nuova, all’insegna della ricerca del disegno di Dio,  della dedizione gratuita al bene comune, della fedeltà umile e tenace agli impegni, dell’apertura alla vita anche dopo esperienze fallimentari o di dolore, dello slancio appassionato per la pace e la solidarietà. La Bibbia, per indicare la riconciliazione con Dio, usa un vocabolo molto significativo: katallaghè, termine greco utilizzato per indicare la ricomposizione di un legame compromesso tra due sposi. La riconciliazione tra Dio e l’uomo è dunque di tipo coniugale, non giuridico, perché il rapporto tra Dio e l’uomo non deve essere considerato come una semplice dipendenza creaturale, ma come un’unione, analoga a quella matrimoniale. L’amore del Padre per mezzo di Gesù non si ferma di fronte alle nostre infermità, ma va dritto al cuore, dove si annida il male, e ha il potere di rimettere i peccati. Questo potere è concesso anche a noi, ogni volta che siamo capaci di perdono. Chiedere e offrire perdono guarisce chi perdona e colui che è perdonato, e dona a entrambi pace e gioia. Se non saremo capaci di perdono, i nostri volti saranno seri e cupi e la nostra vita non saprà testimoniare il grande amore e la misericordia di Dio. Gandhi diceva che, se avesse incontrato più cristiani allegri, forse, si sarebbe convertito al Cristianesimo.
Perdonare davvero è faticoso, tanto più se la persona da perdonare ci è vicina. Quanto è difficile riconciliarsi con una persona cara che ha tradito la nostra fiducia! Il perdono non si insegna né si impara sui libri. Non si impara coi ritiri spirituali, i campi scuola o i convegni. Non si impara nemmeno con le celebrazioni penitenziali. La vita dei miei genitori, di mia sorella, di alcuni sacerdoti, di mio marito mi ha parlato di perdono molto più di tante parole. Si può imparare a perdonare quando si è stati a nostra volta perdonati con gratuità. Saremo maggiormente capaci di perdono se avremo vissuto l’esperienza di essere amati e accolti per quello che siamo, con tutte le nostre povertà.


Preghiera: Salmo 51 (50)


Esercizi:
1. Non si può vivere sotto lo stesso tetto senza imparare a perdonarsi. È vero? Raccontiamoci quando ci siamo sentiti perdonati…
2. Durante la giornata porre in essere alcuni gesti di pazienza, benevolenza, di accoglienza, essere disposti a fare il primo passo.


Il file del 3° giorno


lunedì 16 marzo 2009

Esercizi spirituali: martedì 17

2° giornata: martedì 17 marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo dell’insegnamento di Gesù


Brano: Mc 9, 33-41


La frase chiave: “Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti”



Piccola riflessione
Oggi l'evangelista ci conduce dalla strada alla casa. Al mattino si esce dalla casa e si trascorrono tante ore fuori, ascoltando tanti discorsi secondo la logica del mondo. La sera si rientra a casa, dove insieme si richiamano alla memoria le parole ascoltate durante la giornata. Per Marco la casa è il luogo dove Gesù insegna il servizio, dove si vive una logica che è contraria a quella dei discorsi ascoltati nel mondo, dove chi è più piccolo è più difeso ed amato, dove chi è più grande si fa piccolo per servire. La casa è il luogo dove ciascuno può esercitarsi a pensare e a vivere la logica dell'amore che prevale su quella del possesso, dell'immagine, del potere, del successo. Il mattino successivo, uscendo nuovamente da casa per immergersi nella logica del mondo, spesso diversa da quella del dono, ciascuno dovrebbe portare con sé il patrimonio prezioso del servizio assaporato nella sua casa ed essere un testimone privilegiato di una logica di vita civile ed ecclesiale nuova.


Il luogo della casa che incarna l’atteggiamento ascoltato è la cucina, perché in genere è il cuore della casa, il luogo in cui il servizio prende il volto dell'attenzione all'altro nel preparare per lui il cibo che è l'alimento vitale della sua esistenza. In cucina la famiglia trascorre molto tempo condividendo e lavorando, parlando e costruendo: in cucina si aiutano i figli a fare i compiti, si ascoltano le vicende del mondo attraverso la televisione, ci si racconta la giornata, si decidono, magari davanti alla colazione, i passi dell’intera giornata. La cucina è un luogo caldo e frequentato, tant'è che oggi le famiglie scelgono di costruirlo il più spazioso possibile. La cucina è anche il luogo di incrocio e di incontro di tutti i componenti della famiglia. È il luogo dove si presta attenzione all'altro mentre si pensa e si lavora per tutti.


Testimonianza: (Mauro Trapè - Presidente AC Fermo)
Davanti a questi elementi la prima cosa che mi viene in mente è l’esclamazione: “È pronto!!” Questo invito viene ripetuto varie volte… diventa sempre più insistente e accorato. Chi lo pronuncia è mia moglie. La tavola è apparecchiata, tutto è ben preparato e la pasta già fa sentire il suo profumino dentro ai piatti, cotta e ben condita. Ma nessuno si vede, nessuno arriva, tutti sono affaccendati. Io sono davanti al PC per terminare qualche ordine per il lavoro, il figlio più grande davanti al computer che sta finendo una conversazione su msn e quello più piccolo sta giocando alla play station. Come si può sentire mia moglie in questi momenti? Certo un po’ arrabbiata e soprattutto dispiaciuta. Ha preparato tutto e nessuno arriva per il pranzo.
Come non pensare a Dio che ci dona la Quaresima come tempo propizio per la nostra conversione? Quante volte Dio ci cerca, ci desidera, ci chiama, ci viene incontro? Ogni volta abbiamo sempre qualcosa da fare, rimandiamo, rispondiamo “adesso arrivo” e non andiamo mai all’appuntamento che il Signore ci ha preparato. Che cos’è che ci lega, che ci tiene impegnati, chi ci  tiene schiavi e non ci fa correre verso la libertà? Questo è un tempo favorevole, propizio. Il “convertitevi e credete al Vangelo” ascoltato il giorno delle Ceneri è un imperativo. Oggi, adesso, siamo chiamati a convertirci.
Buona quaresima a tutti.


Preghiera: Salmo 119 (118)


Esercizi:
1. Scandire il Salmo 119 in più parti e recitarlo in diversi momenti della giornata. Se non si riesce a pregarle tutte (sono 176 versetti) non importa, ci si sofferma sulle parti che si è riusciti a pregare e che magari parlano di più in questo momento alla nostra vita.
2. Alla sera, dopo aver recitato l’ultima parte del Salmo, accendere un lumino e contemplarne in silenzio la luce pensando e invocando la Luce vera che rischiara e riscalda i nostri freddi e i nostri momenti di buio.
3. Durante la giornata porre in essere alcuni gesti di servizio e di attenzione alle persone dentro e fuori casa.



Il file della 2° giornata


domenica 15 marzo 2009

Esercizi spirituali: lunedì 16


1° giornata: lunedì 16 marzo 2009


Titolo: La casa: il luogo in cui Gesù viene ad incontrarci e a salvarci


Brano: Mc 1, 29-31


La frase chiave: “Gesù si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”



Piccola riflessione
L'evangelista ci conduce dalla sinagoga alla casa di Pietro. Ciò che è avvenuto nella sinagoga, l'incontro con la Parola che libera, avviene anche in casa: la suocera di Pietro è guarita dalla febbre e può iniziare a servirli. Nella prima comunità cristiana c'era una profonda continuità tra il tempio e la casa: pregavano nel tempio e a casa spezzavano il pane con letizia e semplicità di cuore. Per questo Giovanni Paolo II ci ha ricordato nella Familiaris Consortio che la famiglia è piccola Chiesa. L'importante è che, come è avvenuto a casa di Pietro, ogni famiglia accolga Gesù che la visita: "Ecco io sto alla porta e busso" (Ap 3,20).


Per richiamare l'atteggiamento su cui la Parola ci fa riflettere abbiamo pensato alla porta. La porta di casa anzitutto significa il nostro cuore che può essere aperto o chiuso. La porta è il segno visibile della separazione tra noi “di casa” e gli altri. Che pensiamo della nostra porta? Ci fa più piacere  quando è chiusa o quando si apre? Carlo Carretto era solito dire ad ogni suono del campanello: ”Correte, andate ad aprire: è l’angelo di Abramo!” Cosa pensiamo al suono del campanello? Com'è la porta della nostra casa? Un portoncino o un portone  blindato, superblindato; c’è  la chiave sulla porta? Guardando la nostra porta di casa, ripensiamo a quando è stata sbattuta con violenza, a quando al mattino vediamo uscire tutti i nostri famigliari, a quando si apre di notte magari dopo una lunga attesa per il ritorno dei nostri fratelli maggiori; ricordiamo quando siamo entrati in casa con la carrozzina dei neonati o quando siamo usciti con un malato.


Testimonianza: (Ubaldo Alimenti - Presidente AC Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola)
Sollecitato, provo in ordine sparso e confuso a riflettere sulla “porta” della mia casa. La guardo; è un portoncino in legno (stile anni 70) preceduto da una veranda in alluminio; di giorno, se siamo in casa, le chiavi sono sempre sulla porta. Parenti e amici suonano e poi entrano da soli. A volte le dimentichiamo lì anche di notte: potenza di vivere in un piccolo paese dell’entroterra marchigiano e una certa dose di incoscienza. Nel basso ci sono i graffi fatti dal nostro cane quando chiede di entrare. Al mattino esco prima io, poi mia moglie e poi mia figlia e rientriamo in genere nell’ordine inverso. Oltre alle persone, attraverso di essa entrano diverse cose… ecco, avete presente, nelle riflessioni e discussioni sulla società dei consumi e dei rifiuti, si dice di essere attenti in primo luogo a quello che compriamo e portiamo dentro casa, in termini di imballaggi di, confezioni, ecc. perché poi in qualche modo lo dobbiamo fare uscire.
Provo allora ad allargare lo sguardo: cosa attraversa la porta di casa mia? In termini di relazioni, cose, preoccupazioni, lavoro, arrabbiature; i rischi possibili sono due: passa troppo o troppo poco. 
I ritmi intensi delle giornate di lavoro (ma anche gli impegni di un undicenne non scherzano affatto) fanno sì che spesso attraverso la porta facciamo entrare proprio tutto, senza preservare con sufficiente cura lo spazio vitale che struttura una famiglia. Allora i problemi, le ansie e timori della giornata lavorativa sono talmente ingombranti da non farci passare attraverso quella porta: sì, il rischio è che gli assilli entrano e noi rimaniamo fuori, nel senso che la nostra testa e soprattutto il nostro cuore non è lì a salutare tua figlia, a sorriderle e a farla ridere, o a baciare tua moglie e dirle che è sempre bellissima…
Neppure può essere troppo chiusa, perché la nostra vita è fatta di relazioni e la famiglia deve godere e potersi nutrire delle relazioni che singolarmente i suoi componenti vivono oltre quella porta. E qui la chiave giusta credo sia quella del racconto. Rivivere la giornata attraverso le parole di tua moglie e tua figlia, i loro incontri; il mondo di fuori deve entrare nel racconto che nella cena, spenti per sempre “i pacchi”, la famiglia con tranquillità e regolarità si scambia…
A pensarci bene, questo vale anche per le altre porte di casa. Io ne ho un'altra nel corridoio sopra una mensola: schermo, tastiera, mouse, facebook, mail, ecc… (stile anni 2000).  Sì, anche le porte cambiano. Occorre rendersene conto senza fare troppo gli “splendidi” a lasciare “la chiavi sulla porta”, che in questo caso sono ancora più pericolose.
Sì, l’avevo detto che sarei stato confuso. Forse non rimane che (come novelle “suocere”) chiedere a Colui che tutto può nell’Amore di guarire il nostro rapporto con le porte di casa, insegnandoci quella sobrietà, quell’equilibrio, sollevandoci dal letto dell'isolamento e della solitudine, e preservandoci dalla febbre dell'egoismo che ci paralizza e rischia di sporcare irrimediabilmente la casa…


Preghiera: Salmo 127 (126)


Esercizio: trascorrere un po’ di tempo in silenzio provando a pensare alla porta della nostra casa e alla porta del nostro cuore.


Introduzione
file 1° giornata

Esercizi spirituali a casa: pronti a partire

I responsabili diocesani dell'AC e tutti coloro che ricevono la newsletter Tam Tam Marche (oltre a quanti si sono iscritti espressamente per questa iniziativa) hanno ricevuto via email l'introduzione del fascicolo degli esercizi spirituali a casa, la proposta per la Quaresima 2009 della Delegazione regionale di AC, che si svolgerà dal 16 al 22 marzo nelle case di quanti hanno scelto di vivere, da soli o con i propri famigliari, un momento di spiritualità per prepararsi alla Pasqua.
I materiali inviati a casa, che saranno raccolti sul blog AC Marche LAB, saranno pubblicati giornalmente anche su questo blog per tutti coloro di cui non abbiamo l'indirizzo di posta elettronica. Chi volesse utilizzare il web per condividere le proprie riflessioni, potrà inserirle in fondo ad ogni post cliccando su "commenti".

AC Macerata: un convegno sul Bene comune

La Presidenza Diocesana dell'AC di Macerata e la Pastorale Diocesana del Lavoro hanno invitato le altre aggregazioni laicali della diocesi a partecipare al convegno cittadino sul tema del Bene Comune che si svolgerà il prossimo 19 aprile, cui parteciperanno come relatori: il Prof. Roberto Mancini (su “Responsabilità e Partecipazione”) ed il Prof. Luigi Alici (su “Educazione e cultura condivisa”) dell’Università di Macerata, e Vincenzo Conso, segretario nazionale di Retinopera (su “Retinopera come strumento di condivisione”). Con questo appuntamento si intende dare seguito, anche nel territorio diocesano di Macerata, a quello che, a livello nazionale, le varie associazioni/organizzazioni hanno costituito dando vita a Retinopera.
Sul tema del bene comune l'AC di Macerata sta già svolgendo una serie di proposte formative: gli adulti hanno intrapreso un percorso che li ha visti riuniti, come
seconda tappa, ad Avenale di Cingoli (sul sito diocesano il racconto dell'iniziativa, il testo dell'intervento del responsabile diocesano della pastorale del lavoro e la relazione del primo incontro). Gli educatori, invece, hanno vissuto il laboratorio formativo dello scorso 20 febbraio. Inoltre si è tenuto l'11 marzo un Consiglio diocesano allargato, alla presenza di Mons. Orlandoni che ha presentato i pilastri della Dottrina sociale della Chiesa.


Il Manifesto del Convegno

Giovani e giovanissimi a regola d'arte

Un'occasione per individuare i punti essenziali che aiutano giovani e giovanissimi a "vivere secondo lo Spirito", e lavorare sugli "Appunti per una regola di vita dei giovani e dei giovanissimi", strumento che appartiene alla tradizione dell'associazione e che ora si intende rilanciare. È il programma del seminario del Settore Giovani Giovani e giovanissimi "a regola d'arte" in programma per il 28-29 marzo prossimi.
Tra le altre, verrà portata l'esperienza dell'AC di Fermo.


Programma - note tecniche - scheda di iscrizione


L'intervista di Mons. Sigalini a Korazym.org
Il racconto su Dialoghi.net
Tutti i materiali

AC Jesi: PrimaverAC

Dal 26 al 28 marzo torna l'appuntamento di primavera dell'AC di Jesi, PrimaverAC, quest'anno sul tema: "Pianeta lavoro... quali prospettive per i giovani?". Il settore adulti, infatti, in collaborazione con il settore giovani, ha voluto puntare i riflettori sui giovani, in sintonia con la Chiesa italiana e il progetto "agorà dei giovani" e con la Chiesa diocesana che quest'anno ha dedicato la tre sere proprio ai giovani. In modo particolare si è voluto scegliere il tema del lavoro, in quanto tema caldo e di rilevanza sociale.


Il manifesto con il programma degli incontri (orari, relatori, ospiti...)
La notizia su Chiesamarche.org

Veglia regionale per i giovani

Martedì 24 marzo al Centro Giovanni Paolo II di Montorso avrà luogo una catechesi per i giovani delle Marche tenuta da Mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina e Assistente generale di Azione Cattolica, a cui seguiranno dei laboratori. Dopo cena ci si recherà in pellegrinaggio alla Santa Casa per la veglia vocazionale, con testimonianze e "fontane di luce". L'iniziativa, dal titolo "So a chi ho dato fiducia", è promossa dal Servizio di Pastorale giovanile delle Marche e dal Centro regionale Vocazioni.


Esperti di cattolicità attiva

Riprende anche in questo triennio il percorso di formazione, di confronto e di coordinamento riguardante la dimensione internazionale dell’Azione Cattolica. Dopo i vari incontri specifici dedicati ai legami creati negli anni con le Chiese sorelle di Albania, Bosnia Erzegovina, Romania, Kenia, Terra Santa… è la volta di un'occasione di formazione e condivisione che vedrà coinvolte insieme tutte le realtà diocesane che negli ultimi anni hanno sperimentato la bellezza e l’importanza della dimensione internazionale, unitamente alle associazioni diocesane che hanno espresso il desiderio di intraprendere il cammino.
L'incontro seminariale, rivolto a referenti associazioni diocesane impegnate in attività internazionali, oltre che a membri di Consiglio e Presidenza nazionale e collaboratori centrali, si terrà a Roma alla Domus Pacis il prossimo 21 marzo sul tema: "Esperti di cattolicità attiva. Contenuti per la formazione e prospettive di impegno".
Con la consapevolezza che essere esperti di “cattolicità attiva” – secondo la nota esortazione di don Tonino Bello all’AC della sua diocesi – richiede oggi più che mai un di più di generosità, di impegno e di confronto.


Obiettivi e programma dell'incontro



Obiettivi
a) Offrire alla riflessione associativa contenuti e proposte in merito a:
la formazione in Ac alla luce della dimensione internazionale (appartenenza alla Chiesa universale, convivenza tra le culture, dimensione europea, società multietnica…); il servizio dell’Ac… “fino agli estremi confini della terra” (promozione nelle realtà associative locali delle esperienze dei gemellaggi con Chiese sorelle, l’impegno missionario e le esperienze fidei donum, le iniziative ecumeniche, il dialogo interreligioso, il legame con la Terra Santa…).
b) Promuovere un confronto tra le diverse realtà impegnate (Albania, Bosnia Erzegovina, Romania, Kenia, Terra Santa…) per verificare le modalità operative attuate sinora al fine di supportare e promuovere la dimensione internazionale, delineando prospettive di impegno e di lavoro per il triennio. 


Programma
Ore 9.30:  inizio lavori
        Introduzione del prof. Franco Miano, Presidente nazionale di Ac
Ore 9.45:  La convivialità delle differenze come sfida educativa. Universalità, incontro tra le culture e reciprocità
Intervento della prof.ssa Giuliana Martirani, docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli e delegata della Commissione Giustizia, Pace, Salvaguardia del Creato della Conferenza Episcopale Campana.
 Dibattito
Ore 12.00: L’Ac che ama il mondo
Presentazione di alcune esperienze attivate dalle associazioni diocesane
Ore 13.00: Pranzo
Ore 14.30: Cantieri aperti - Lavoro nei gruppi
(Confronto e progettazione negli specifici ambiti di impegno)
Ore 17.00: Preghiera conclusiva e termine dei lavori

Un testimone di comunione con il Signore

Lunedì 9 marzo si è spento Agostino Maltarello, già presidente generale dell’AC nei primi anni Sessanta. L’Associazione tutta in preghiera si stringe attorno alla famiglia e ricorda commossa la grande figura di laico cristiano impegnato nel corso di un’intera vita al servizio della Chiesa di Cristo e del Paese.


Il comunicato della Presidenza nazionale
Il telegramma del Santo Padre all'ACI

Servizio civile: scelta pastorale

Pubblichiamo di seguito un articolo uscito su La voce delle Marche a firma del nostro assistente regionale SG don Giordano Trapasso sul Servizio civile come scelta pastorale.


***


Servizio civile come scelta pastorale delle diocesi marchigiane


Venerdì 27 e Sabato 28 Febbraio si è svolto a Loreto, al centro Giovanni Paolo II in Montorso, un incontro tra Caritas regionale e pastorale giovanile su: “Servizio Civile come scelta pastorale delle Chiese delle Marche attraverso la rete delle varie realtà pastorali. Il senso del Servizio nella vita dei giovani”.
Certo, i titoli possono lasciare il tempo che trovano, ma questo titolo, se è stato pensato con attenzione, mi sembra invece veramente stimolante, come significativo è il fatto che Caritas e pastorale giovanile abbiano iniziato, con questo convegno, un incontro ed un dialogo su questa esperienza.
Alcuni dati significativi ormai ce lo chiedono.



L’esperienza del servizio civile, con la legge 64/2001, è iniziato nella nostra regione nel 2001 ed ha portato nel 2002 alla costituzione del Nucleo Regionale Servizio Civile con il compito di tradurre in concretezza le linee di senso pastorale che ogni diocesi pone alla base della proposta di questo tipo di servizio. Dal 2001 al 2008 sono entrati in servizio nelle diocesi marchigiane 241 giovani (ragazzi e ragazze) dai 18 ai 28 anni, con un andamento sempre crescente di anno in anno. Basti pensare che il numero dei giovani in servizio nel biennio 2007-2008, 120 persone, è pari al numero dei giovani in servizio nel quinquennio 2001-2006. Di tutti questi giovani, il 41% ha dichiarato di provenire da cammini ed esperienze in ambito ecclesiale. I 22 progetti di servizio approvati in cui i giovani sono impegnati nelle diocesi marchigiane riguardano l’assistenza a donne in difficoltà o con minori a carico, l’assistenza al disagio adulto, l’assistenza ai disabili, l’assistenza a pazienti affetti da patologie temporaneamente e/o permanentemente invalidanti e/o in fase terminale, l’assistenza all’immigrazione, l’assistenza ai minori, l’educazione e promozione culturale ed educazione alla pace vissuto presso la missione di Bathore, a Tirana in Albania in cui è presente d.Patrizio, sacerdote fidei donum della diocesi di Macerata. Vale la pena riflettere anche su un ultimo dato: con il bando del 2008 erano disponibili 101 posti, ma solo poco più del 60% ha incontrato la domanda di un giovane.


Quali considerazioni per le nostre chiese locali da tutto questo?


Prima di tutto, l’esperienza del servizio civile ci dimostra con i dati che è uno strumento prezioso per la crescita umana, cristiana, e per il discernimento vocazionale di un giovane. Potrebbero anche esserci motivazioni economiche all’inizio di questa scelta, ma è anche vero che la Caritas o altre realtà ecclesiali non sono le sole a presentare progetti di servizio civile volontario. Anche realtà civili e laiche presentano i propri progetti. Perché 241 giovani, in questi 7 anni, potendo scegliere altri progetti, hanno scelto quelli presentati dalla Caritas, e dunque dalla comunità cristiana? Perché alcuni di questi giovani, dopo l’anno di servizio, hanno deciso di rimanere nei circuiti delle loro Caritas diocesane? Sicuramente, all’uscita del bando, diversi giovani nelle nostre diocesi marchigiane si sono interessati inizialmente, poi dopo una presentazione seria dell’esperienza probabilmente in diversi si sono tirati indietro. Anche questo fatto, a mio avviso, ha un valore educativo: significa che noi aiutiamo i giovani a scegliere, offrendo noi degli strumenti essenziali come la chiarezza, la consapevolezza, l’accompagnamento. L’arte di scegliere, oggi, per un giovane, è forse l’arte più delicata e difficile da acquisire. Ben venga la proposta di un’esperienza che chiama ad una scelta seria e ponderata. Il servizio civile ha poi uno strumento prezioso per conseguire il suo obiettivo formativo, che segna irreversibilmente il giovane: la relazione (con gli adulti responsabili, con la comunità cristiana, con i “poveri incontrati”, tra giovani in servizio, con le istituzioni…). Proprio grazie alle relazioni la persona può potenziare competenze che già ha, può scoprire in sé competenze che pensava di non avere, può vincere paure e dubbi in rapporto alle proprie capacità. Inoltre tale esperienza può aprire per i giovani spaccati nuovi in senso vocazionale. Un’esperienza di servizio, resa autentica proprio dall’intensità delle relazioni, aiuta a riscoprire che il farsi dono è il senso profondo della nostra esistenza. Il farsi dono svela prima di tutto la vita stessa come vocazione, in una dialettica di chiamata e risposta, e all’interno della grande vocazione della vita, fa intravedere le “prospettive vocazionali”, la possibilità e necessità di scelte come il matrimonio o la vita consacrata che danno una forma di dono irreversibile al proprio esistere. Diverse vocazioni anche alla vita consacrata sono state scelte da persone che in passato hanno scelto l’esperienza dell’obiezione di coscienza.
In secondo luogo, il servizio civile si sta rivelando un prezioso strumento pastorale ed educativo nelle mani delle nostre Chiese locali. Prima di tutto esso può costituire un’esperienza di pre-evangelizzazione per quel quasi 60% di giovani che non provengono da cammini ecclesiali e che magari hanno i loro dubbi ed i loro pregiudizi riguardo la Chiesa, vivono la loro fatica a credere. Di fatto però hanno scelto, nella loro esperienza di servizio, la comunità cristiana come loro interlocutore. Questo può essere un indice di una Chiesa che sa essere credibile agli occhi dei giovani ogni volta che li chiama a servire e che con loro serve Dio nei fratelli. Inoltre ci rasserena pensare che la Carità è una via che sicuramente conduce, prima o poi, alla relazione col Dio di Gesù Cristo. La via della Carità è una via in cui la Chiesa può imparare a dire oggi il Vangelo ai suoi giovani non solo in termini teologici o strettamente liturgici ed ecclesiali, ma con le parole stesse della vita di ogni giorno. Per chi invece proviene da cammini ecclesiali, il servizio civile può costituire un arricchimento e completamento prezioso della propria formazione personale, sia per l’esperienza in sé, sia per la scelta di dedicare comunque un grande numero di ore proprio a se stessi e ad una formazione generale e specifica. In ambito ecclesiale ogni associazione e movimento ha il suo modello formativo. Ma siamo certi che esso da solo sia sufficiente per la formazione globale di una persona? Non possono rivelarsi necessarie delle esperienze trasversali e di sintesi che completino la formazione ricevuta? Per la comunità cristiana il servizio civile volontario è uno strumento prezioso per far incrociare le strade dei giovani con quelle degli adulti. Soprattutto in quei progetti elaborati in rapporto a dei territori parrocchiali, esso è uno strumento, tra i tanti, che può aiutare gli adulti di una comunità parrocchiale a riappropriarsi della propria missione educativa.  Comunque, nei progetti ci sono degli adulti responsabili (OLP) con cui i giovani si verificano e si confrontano, gli ambiti di servizio dei progetti (caritas parrocchiali, oratori, centri di ascolto, strutture di assistenza, case di riposo…) sono gestite da adulti con cui i giovani si rapportano quotidianamente. Nello specifico l’esperienza del servizio civile volontario può aiutare le nostre Caritas diocesane e parrocchiali a riqualificarsi e a ritrovare la propria identità: finalità formativa e di animazione nella comunità cristiana, rapporto diretto con i poveri, rapporto con le istituzioni civili. Per i nostri servizi di pastorale giovanile l’esperienza del servizio civile volontario è uno strumento prezioso per passare dalla straordinarietà alla quotidianità. Oggi la pastorale giovanile, dopo il triennio dell’Agorà dei giovani italiani,  è guardata con maggiore simpatia, sia all’interno che all’esterno della comunità ecclesiale. Il rischio è che ciò sia motivato da un tipo di pastorale che vive solo a forza di grandi eventi. Finalmente, tramite l’esperienza del servizio civile, la Chiesa si muove nella quotidianità e si spende anche per i piccoli numeri di persone, non solo per le grandi adunate.  Per un anno, giorno per giorno, ci troviamo ad accompagnare dei giovani, di una fascia di età che ormai parrocchie, associazioni e movimenti fanno fatica ad intercettare, in un’esperienza importante ed in un periodo sicuramente delicato della propria vita. In questo anno nella relazione i giovani si “manifestano” gradualmente agli adulti, anche nelle proprie fragilità, oltre che nelle proprie potenzialità, così come gli adulti nei confronti dei giovani. Infine per le nostre Chiese locali l’esperienza del servizio civile volontario può costituire un’occasione preziosa per tradurre la consegna del convegno ecclesiale di Verona: la pastorale integrata. Infatti per l’efficacia di questa esperienza, ponendo la persona del giovane al centro, è necessario che diversi ambiti di servizio diocesano (pastorale giovanile, familiare, Caritas, Associazioni e Movimenti, pastorale dello sport, turismo e tempo libero…) si mettano in rete e costituiscano un tavolo comune per pensare insieme soprattutto l’aspetto formativo. Significativa mi sembra possa essere l’esperienza che stiamo cercando di vivere nella diocesi di Fermo in cui pastorale giovanile, Caritas, Azione Cattolica, pastorale del turismo, sport e tempo libero, il consultorio “Famiglia nuova”, si stanno sedendo insieme ad un unico tavolo per pensare e verificare insieme la formazione dei giovani in servizio civile.
In terzo luogo, l’ultimo dato ci ricorda che, se dopo sette anni ci sembra già tanto il cammino fatto, il cammino da fare perché lo strumento del servizio civile divenga “scelta pastorale attraverso la rete delle varie realtà pastorali” è ancora più lungo di quello fatto, soprattutto sul versante della formazione da pensare, della comunione tra realtà ecclesiali e uffici diocesani, della promozione. E’ importante darci una mossa, per non rischiare che, nel momento in cui siamo pronti a fare dello strumento del servizio civile una scelta pastorale delle diocesi marchigiane, in realtà sia già ora di inventare altri strumenti nuovi perché questo, magari, non sussiste più o ha già fatto il suo tempo.


d. Giordano Trapasso
     parroco nella parrocchia di S.Bartolomeo Ap. in Morrovalle
Assistente diocesano e regionale per i giovani di A.C.
Responsabile diocesano della pastorale giovanile di Fermo

martedì 10 marzo 2009

Esercizi spirituali... a casa

La Delegazione di AC delle Marche propone di vivere una esperienza di Esercizi spirituali a casa. Siamo sempre invitati ad uscire di casa per i nostri tanti impegni, anche per la cura della nostra fede... La casa è il primo luogo del nostro vivere quotidiano e, pertanto, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio: può essere, allora, anche il luogo per un breve corso di Esercizi spirituali.
La proposta che facciamo - e che si ripeterà ogni anno nel corso del triennio - è rivolta ad adulti, giovani, coppie e famiglie. La settimana che proponiamo è dal 16 al 22 marzo: ciascuno, però, secondo le proprie necessità personali e familiari, può anche scegliere una settimana diversa.
Abbiamo pensato di fare cosa gradita e utile, in questo primo anno della proposta, di inviare giornalmente la pagina degli Esercizi non solo a quanti ne hanno fatto richiesta, ma anche a tutti i responsabili diocesani di cui abbiamo gli indirizzi e-mail (per intenderci, quelli che ricevono Tam Tam Marche). Questo sia perché a qualcuno può essere sfuggita la proposta di dare la propria adesione, sia perché ogni responsabile possa poi dirci la validità o meno della proposta ed anche suggerire miglioramenti da mettere in atto per il prossimo anno. Se qualcuno non volesse ricevere il materiale proposto, basta che ci mandi una e-mail di disdetta. Il testo degli esercizi per ogni giornata sarà, inoltre, pubblicato su AC Marche News e raccolto su questo blog; infine sarà anche a disposizione nelle associazioni diocesane il fascicolo con l'intera proposta  (che sarà poi ospitato anche in questo spazio), per poterla, tramite parroci e laici, a giovani e adulti interessati.




Introduzione


Gli Esercizi spirituali non sono un modo per evadere dalla vita ordinaria, ma un aiuto ad amarla ed a viverla in pienezza, tanto da farne la via della nostra santità. La Chiesa ci raccomanda di vivere ogni anno tale esperienza ed anche il Progetto Formativo di AC li pone al centro del percorso formativo. Gli Esercizi spirituali in casa sono una possibilità offerta a tutti, in particolare a quanti non hanno la reale possibilità di vivere un ciclo di Esercizi spirituali residenziali. Non è un semplice esercizio di lettura, né un impegno gravoso. A quanti scelgono questa proposta chiediamo di ritagliarsi dei tempi minimi per un “esercizio” quotidiano dello Spirito e di predisporre il proprio cuore all’azione dello Spirito Santo, che insieme a ciascun “esercitante” è sempre il vero autore di ogni forma di Esercizi spirituali.
Abbiamo scelto di viverli in Quaresima: è il tempo ideale per vivere un ciclo di Esercizi spirituali poiché è il tempo di preparazione del cuore al grande annuncio della Resurrezione che la Pasqua porta con sé. Non Vogliamo arrivare alla domenica di Pasqua senza aver esercitato e temprato la nostra anima nell’ascolto della Parola, nella preghiera, nel silenzio e nella meditazione personale. Gli Esercizi spirituali in casa sono un percorso che ci aiuta in tutto questo.


Le giornate


Le giornate saranno scandite dal Vangelo di Marco (Vangelo dell’anno). In esso Gesù molte volte insegna ed opera nelle case. Aiutati dall’Evangelista vogliamo vivere un piccolo corso di Esercizi spirituali, facendo particolare attenzione ad alcuni luoghi, a volte troppo scontati, del nostro abitare in casa. Per ogni giornata la proposta conterrà: un brano del Vangelo di MC, una piccola riflessione sul brano e su un luogo della casa che richiama l'atteggiamento su cui la Parola ci fa riflettere, una testimonianza, una preghiera ed un esercizio. Di fronte alla proposta ciascuno si senta libero di vivere ciò che può, nella responsabilità che sia il massimo e nella consapevolezza che lo Spirito Santo, grande autore insieme a ciascuno di noi, trasformerà ogni attimo donato alla contemplazione del Signore in Grazia per la nostra vita quotidiana. È lasciata, infine, alla libertà di ciascuno, la possibilità di recitare, con tutta la Chiesa, la liturgia delle ore o il Santo Rosario o partecipare all’Eucarestia giornaliera.

In cammino verso la Pasqua

Il Vangelo del giorno e una breve riflessione che intende aiutare a scandire il passo della Quaresima, giorno per giorno, anche da casa, o dall'ufficio. Sul portale di AC un piccolo aiuto per vivere pienamente questo tempo d'attesa.
Sul sito del Centro Giovanni Paolo II di Montorso, inoltre, la pagina quotidiana estratta dal sussidio della Pastorale Giovanile regionale per la Quaresima.

giovedì 5 marzo 2009

Educazione: un'emergenza?

Educazione: un'emergenza? è il titolo della relazione - che qui pubblichiamo - tenuta da Paola Bignardi, già Presidente nazionale, al Consiglio nazionale AC del 17 gennaio 2009.

È anche il titolo del libro della Bignardi pubblicato per i tipi dell'editrice La scuola. Quella educativa è una delle tante emergenze di cui si parla in questo periodo. Essa indica il clima di smarrimento etico delle nuove generazioni che esplode ogni tanto in episodi di grave disagio o di vero e proprio teppismo. Segnala anche la consapevolezza della necessità di assumere in forma nuova il compito difficile ed appassionante di educare. Che fare? Se lo chiedono tutte le persone pensose, preoccupate del futuro dei giovani e della società; se lo chiedono gli educatori a cominciare da quelli che a diverso titolo sono stati intervistati in questo libro. Paola Bignardi in dialogo con: Pasquale Andria, Mario Bracci, Paolo Bustaffa, mons. Diego Coletti, Silvia Corbari, Isabella Guanzini, Raffaella Iafrate, Cosimo Laneve, Mario Mozzanica, Maria Muscherà, Lorenzo Ornaghi, don Massimiliano Sabbadini, Franco Venturella.