martedì 27 marzo 2012

Esercizi spirituali tra le mura domestiche - martedì


C’è un tempo per lavorare 

Non so se ieri abbiamo provato a rispondere alla domanda. Probabilmente mentre lavoriamo pensiamo di più alle nostre famiglie, alle persone a noi più care. L’autore di Qoèlet, guardando l’esperienza del lavoro, pensa anche a Dio: “che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro, anche questo è dono di Dio”. Nel lavoro mettiamo impegno, fatica, intelligenza; occorre essere attenti a non cadere nell’inganno che sia tutto opera nostra e merito nostro. Se il lavoro che facciamo e la vita che ne segue ci piacciono, è comunque dono di Dio. Forse il nostro lavoro quotidiano non ci avvince, lo facciamo perché dobbiamo. Un giorno un vescovo, in visita pastorale ad un calzaturificio, notando il lavoro ripetitivo di un operaio alla “promunta”, gli domandò: “Come fa a piacerti un lavoro così?” Quello rispose: “Mentre faccio questo lavoro, penso a mia moglie e ai miei figli”. Anche quando il lavoro è duro, la memoria del dono di Dio lo rende vivibile. Il Vangelo ci ricorderà che Gesù, che a Nazareth è stato operaio nella bottega del padre, va a trovare i discepoli dove lavorano. Egli ha benedetto il lavoro dell’uomo e con il Battesimo ci dà la grazia di diventare santi non nonostante, ma anche grazie al lavoro. Il lavoro rientra nella nostra sequela di Gesù. 

Salmo 131 (130) Qo 3,10-13
Mc 1,16-20
Testimonianza di Paolo Palombi, diocesi di Ascoli Piceno

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