domenica 15 marzo 2009

Servizio civile: scelta pastorale

Pubblichiamo di seguito un articolo uscito su La voce delle Marche a firma del nostro assistente regionale SG don Giordano Trapasso sul Servizio civile come scelta pastorale.


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Servizio civile come scelta pastorale delle diocesi marchigiane


Venerdì 27 e Sabato 28 Febbraio si è svolto a Loreto, al centro Giovanni Paolo II in Montorso, un incontro tra Caritas regionale e pastorale giovanile su: “Servizio Civile come scelta pastorale delle Chiese delle Marche attraverso la rete delle varie realtà pastorali. Il senso del Servizio nella vita dei giovani”.
Certo, i titoli possono lasciare il tempo che trovano, ma questo titolo, se è stato pensato con attenzione, mi sembra invece veramente stimolante, come significativo è il fatto che Caritas e pastorale giovanile abbiano iniziato, con questo convegno, un incontro ed un dialogo su questa esperienza.
Alcuni dati significativi ormai ce lo chiedono.



L’esperienza del servizio civile, con la legge 64/2001, è iniziato nella nostra regione nel 2001 ed ha portato nel 2002 alla costituzione del Nucleo Regionale Servizio Civile con il compito di tradurre in concretezza le linee di senso pastorale che ogni diocesi pone alla base della proposta di questo tipo di servizio. Dal 2001 al 2008 sono entrati in servizio nelle diocesi marchigiane 241 giovani (ragazzi e ragazze) dai 18 ai 28 anni, con un andamento sempre crescente di anno in anno. Basti pensare che il numero dei giovani in servizio nel biennio 2007-2008, 120 persone, è pari al numero dei giovani in servizio nel quinquennio 2001-2006. Di tutti questi giovani, il 41% ha dichiarato di provenire da cammini ed esperienze in ambito ecclesiale. I 22 progetti di servizio approvati in cui i giovani sono impegnati nelle diocesi marchigiane riguardano l’assistenza a donne in difficoltà o con minori a carico, l’assistenza al disagio adulto, l’assistenza ai disabili, l’assistenza a pazienti affetti da patologie temporaneamente e/o permanentemente invalidanti e/o in fase terminale, l’assistenza all’immigrazione, l’assistenza ai minori, l’educazione e promozione culturale ed educazione alla pace vissuto presso la missione di Bathore, a Tirana in Albania in cui è presente d.Patrizio, sacerdote fidei donum della diocesi di Macerata. Vale la pena riflettere anche su un ultimo dato: con il bando del 2008 erano disponibili 101 posti, ma solo poco più del 60% ha incontrato la domanda di un giovane.


Quali considerazioni per le nostre chiese locali da tutto questo?


Prima di tutto, l’esperienza del servizio civile ci dimostra con i dati che è uno strumento prezioso per la crescita umana, cristiana, e per il discernimento vocazionale di un giovane. Potrebbero anche esserci motivazioni economiche all’inizio di questa scelta, ma è anche vero che la Caritas o altre realtà ecclesiali non sono le sole a presentare progetti di servizio civile volontario. Anche realtà civili e laiche presentano i propri progetti. Perché 241 giovani, in questi 7 anni, potendo scegliere altri progetti, hanno scelto quelli presentati dalla Caritas, e dunque dalla comunità cristiana? Perché alcuni di questi giovani, dopo l’anno di servizio, hanno deciso di rimanere nei circuiti delle loro Caritas diocesane? Sicuramente, all’uscita del bando, diversi giovani nelle nostre diocesi marchigiane si sono interessati inizialmente, poi dopo una presentazione seria dell’esperienza probabilmente in diversi si sono tirati indietro. Anche questo fatto, a mio avviso, ha un valore educativo: significa che noi aiutiamo i giovani a scegliere, offrendo noi degli strumenti essenziali come la chiarezza, la consapevolezza, l’accompagnamento. L’arte di scegliere, oggi, per un giovane, è forse l’arte più delicata e difficile da acquisire. Ben venga la proposta di un’esperienza che chiama ad una scelta seria e ponderata. Il servizio civile ha poi uno strumento prezioso per conseguire il suo obiettivo formativo, che segna irreversibilmente il giovane: la relazione (con gli adulti responsabili, con la comunità cristiana, con i “poveri incontrati”, tra giovani in servizio, con le istituzioni…). Proprio grazie alle relazioni la persona può potenziare competenze che già ha, può scoprire in sé competenze che pensava di non avere, può vincere paure e dubbi in rapporto alle proprie capacità. Inoltre tale esperienza può aprire per i giovani spaccati nuovi in senso vocazionale. Un’esperienza di servizio, resa autentica proprio dall’intensità delle relazioni, aiuta a riscoprire che il farsi dono è il senso profondo della nostra esistenza. Il farsi dono svela prima di tutto la vita stessa come vocazione, in una dialettica di chiamata e risposta, e all’interno della grande vocazione della vita, fa intravedere le “prospettive vocazionali”, la possibilità e necessità di scelte come il matrimonio o la vita consacrata che danno una forma di dono irreversibile al proprio esistere. Diverse vocazioni anche alla vita consacrata sono state scelte da persone che in passato hanno scelto l’esperienza dell’obiezione di coscienza.
In secondo luogo, il servizio civile si sta rivelando un prezioso strumento pastorale ed educativo nelle mani delle nostre Chiese locali. Prima di tutto esso può costituire un’esperienza di pre-evangelizzazione per quel quasi 60% di giovani che non provengono da cammini ecclesiali e che magari hanno i loro dubbi ed i loro pregiudizi riguardo la Chiesa, vivono la loro fatica a credere. Di fatto però hanno scelto, nella loro esperienza di servizio, la comunità cristiana come loro interlocutore. Questo può essere un indice di una Chiesa che sa essere credibile agli occhi dei giovani ogni volta che li chiama a servire e che con loro serve Dio nei fratelli. Inoltre ci rasserena pensare che la Carità è una via che sicuramente conduce, prima o poi, alla relazione col Dio di Gesù Cristo. La via della Carità è una via in cui la Chiesa può imparare a dire oggi il Vangelo ai suoi giovani non solo in termini teologici o strettamente liturgici ed ecclesiali, ma con le parole stesse della vita di ogni giorno. Per chi invece proviene da cammini ecclesiali, il servizio civile può costituire un arricchimento e completamento prezioso della propria formazione personale, sia per l’esperienza in sé, sia per la scelta di dedicare comunque un grande numero di ore proprio a se stessi e ad una formazione generale e specifica. In ambito ecclesiale ogni associazione e movimento ha il suo modello formativo. Ma siamo certi che esso da solo sia sufficiente per la formazione globale di una persona? Non possono rivelarsi necessarie delle esperienze trasversali e di sintesi che completino la formazione ricevuta? Per la comunità cristiana il servizio civile volontario è uno strumento prezioso per far incrociare le strade dei giovani con quelle degli adulti. Soprattutto in quei progetti elaborati in rapporto a dei territori parrocchiali, esso è uno strumento, tra i tanti, che può aiutare gli adulti di una comunità parrocchiale a riappropriarsi della propria missione educativa.  Comunque, nei progetti ci sono degli adulti responsabili (OLP) con cui i giovani si verificano e si confrontano, gli ambiti di servizio dei progetti (caritas parrocchiali, oratori, centri di ascolto, strutture di assistenza, case di riposo…) sono gestite da adulti con cui i giovani si rapportano quotidianamente. Nello specifico l’esperienza del servizio civile volontario può aiutare le nostre Caritas diocesane e parrocchiali a riqualificarsi e a ritrovare la propria identità: finalità formativa e di animazione nella comunità cristiana, rapporto diretto con i poveri, rapporto con le istituzioni civili. Per i nostri servizi di pastorale giovanile l’esperienza del servizio civile volontario è uno strumento prezioso per passare dalla straordinarietà alla quotidianità. Oggi la pastorale giovanile, dopo il triennio dell’Agorà dei giovani italiani,  è guardata con maggiore simpatia, sia all’interno che all’esterno della comunità ecclesiale. Il rischio è che ciò sia motivato da un tipo di pastorale che vive solo a forza di grandi eventi. Finalmente, tramite l’esperienza del servizio civile, la Chiesa si muove nella quotidianità e si spende anche per i piccoli numeri di persone, non solo per le grandi adunate.  Per un anno, giorno per giorno, ci troviamo ad accompagnare dei giovani, di una fascia di età che ormai parrocchie, associazioni e movimenti fanno fatica ad intercettare, in un’esperienza importante ed in un periodo sicuramente delicato della propria vita. In questo anno nella relazione i giovani si “manifestano” gradualmente agli adulti, anche nelle proprie fragilità, oltre che nelle proprie potenzialità, così come gli adulti nei confronti dei giovani. Infine per le nostre Chiese locali l’esperienza del servizio civile volontario può costituire un’occasione preziosa per tradurre la consegna del convegno ecclesiale di Verona: la pastorale integrata. Infatti per l’efficacia di questa esperienza, ponendo la persona del giovane al centro, è necessario che diversi ambiti di servizio diocesano (pastorale giovanile, familiare, Caritas, Associazioni e Movimenti, pastorale dello sport, turismo e tempo libero…) si mettano in rete e costituiscano un tavolo comune per pensare insieme soprattutto l’aspetto formativo. Significativa mi sembra possa essere l’esperienza che stiamo cercando di vivere nella diocesi di Fermo in cui pastorale giovanile, Caritas, Azione Cattolica, pastorale del turismo, sport e tempo libero, il consultorio “Famiglia nuova”, si stanno sedendo insieme ad un unico tavolo per pensare e verificare insieme la formazione dei giovani in servizio civile.
In terzo luogo, l’ultimo dato ci ricorda che, se dopo sette anni ci sembra già tanto il cammino fatto, il cammino da fare perché lo strumento del servizio civile divenga “scelta pastorale attraverso la rete delle varie realtà pastorali” è ancora più lungo di quello fatto, soprattutto sul versante della formazione da pensare, della comunione tra realtà ecclesiali e uffici diocesani, della promozione. E’ importante darci una mossa, per non rischiare che, nel momento in cui siamo pronti a fare dello strumento del servizio civile una scelta pastorale delle diocesi marchigiane, in realtà sia già ora di inventare altri strumenti nuovi perché questo, magari, non sussiste più o ha già fatto il suo tempo.


d. Giordano Trapasso
     parroco nella parrocchia di S.Bartolomeo Ap. in Morrovalle
Assistente diocesano e regionale per i giovani di A.C.
Responsabile diocesano della pastorale giovanile di Fermo

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