sabato 27 maggio 2006

Dopo la verifica, la programmazione

Il Progetto Formativo ci consegna un’associazione che è in se stessa un’esperienza formativa; e in cui, pertanto, abbiamo il compito di pensare la formazione, di progettare la vita associativa, di attivare dei processi.  In queste settimane molte associazioni diocesane provano a coniugare questi verbi dedicandosi proprio alla programmazione, un’attività che, partendo dalla verifica, consente di riconsegnarsi gli obiettivi da raggiungere insieme per fare un passo in avanti, le tappe con cui scadenzare il cammino, le modalità perché ciascuno proceda secondo la propria gamba, gli ingredienti per cui l’esperienza associativa sia per tutti una proposta entusiasmante di fede e di popolo. Programmare non è, dunque, solo elencare una serie di iniziative, ma guardare in faccia la nostra gente e sognare qualcosa di bello per ciascuno di loro. Concretamente significa pensare anche a come impostare la nostra proposta perché sia adatta a ciascuno, pensare a qualche esperienza da proporre, a come comunicare la nostra proposta, a come trasmettere il valore dell’adesione all’associazione… La programmazione, dunque, come strumento per affinare la nostra identità, ma anche per essere a servizio della comunità e della società civile, come ci suggerisce del resto lo Statuto all’art. 14:


L’Azione Cattolica Italiana attua il proprio servizio attraverso una specifica programmazione, che intende esprimere la partecipazione e la corresponsabilità dell’Associazione, ad ogni livello, nel complessivo cammino della comunità ecclesiale e offrire il suo impegno di animazione cristiana nella società civile.


Buona programmazione, dunque.

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