domenica 24 settembre 2006

Città e bene comune

Città e bene comune sono due parole significative sottolineate dalle linee programmatiche nazionali 2006-2007, in cui leggiamo: ri-amare la città è la sintesi dell’impegno non episodico o residuale che l’associazione vuole esprimere verso i contesti sociali e civili entro cui è radicata. Desideriamo essere e diventare, sempre più, spazio entro cui si coltiva l’interesse per la vita della città, sia attraverso i percorsi formativi ordinari di educazione della cittadinanza, sia creando luoghi di discernimento e di dialogo, per costruire e perseguire il bene comune, ovvero il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.
Nella Traccia di riflessione in preparazione al Convegno Ecclesiale di Verona, inoltre, leggiamo: Tipica della cittadinanza è l’idea di un radicamento in una storia civile, dotata delle sue tradizioni e dei suoi personaggi, e, insieme, il suo significato universale di civiltà politica (Titolo IV cap.15 lett.e).

Il Centro nazionale sostiene questa forma di missionarietà con molteplici strumenti:
- il progetto “Sul sentiero di Isaia, esercizio di pace e cittadinanza;
- l'attività dell'Istituto Bachelet (ad es. cfr. gli atti del XXVI Convegno);
- alcuni libri pubblicati dall'AVE;
- contributi di approfondimento, tra cui, ad es.,
l'editoriale a firma di Ilaria Vellani su Dialoghi.Info;- il format sulla Costituzione per giovanissimi e giovani da realizzare nelle diocesi (a richiesta);
- alcuni appuntamenti nazionali, tra cui il seminario “I ragazzi e le città” (3-4 febbraio 2007);
- il 
progetto Educapolis promosso dal MIEAC;
- l'attenzione a come le grandi città esprimono la presenza ecclesiale e promuovono l'esperienza associativa e il progetto “Nicodemo, per promuovere esperienze missionarie.

Anche la Delegazione regionale vuole sottolineare questa attenzione con la proposta di attivare "laboratori di bene comune" attraverso il Progetto Ri-amare la città, anche per riprendere e incarnare nella realtà locale il grande ambito della cittadinanza, delineato nel Convegno di Verona come la dimensione dell’appartenenza civile e sociale degli uomini, oltre che per stimolare la vita associativa attraverso il confronto e il dialogo promuovendone allo stesso tempo la visibilità a livello diocesano e regionale.

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